mercoledì 2 ottobre 2013

Il pane quotidiano della nonviolenza

“Nella vita quotidiana quante volte una parola pungente, ingiusta, ferisce e fa soffrire, provoca ritorsioni e guasta i rapporti: quante volte un disconoscimento offende un animo e semina discordia.
Anche nel semplice comunicare, in famiglia, nel lavoro, (nella vita associativa, in politica ndr) i nostri discorsi sono violenti o pacifici?
Teniamo conto che è sempre possibile una verità ulteriore rispetto alle nostre convinzioni? Abbiamo una mentalità conclusiva che chiude la bocca agli altri, oppure dialogica, aperta a capire meglio e farsi opinioni migliori? La mentalità apodittica, imperativa, è prevaricazione, una violenza sottile, che entra nell'intimo.
Non pensiamo solo a guerra e pace, alla nonviolenza politica, strutturale. La nonviolenza basilare è intima nelle persone. Giuliano Pontara in un limpido libretto su “La personalità nonviolenta” (Ega 1996) pone alla radice dell'impegno nonviolento le virtù classiche di chi costruisce giuste e buone relazioni: empatia, indipendenza, fiducia, dialogo, mitezza, coraggio, abnegazione, pazienza.(...)”.

Tratto da “Il pane quotidiano della nonviolenza” di Enrico Peyretti in Azione Nonviolenta-N.596/7, Agosto/settembre 2013.