lunedì 16 marzo 2015

Martedì 17 Marzo ore 20.45, "Và pensiero"

MARTEDI' 17 MARZO ore 20.45
presso l'Auditorium della Casa del Popolo
via Veneziani, RIVERGARO
proiezione del film-documentario realizzato a cura dell'Archivio Memorie Migranti
"VA' PENSIERO"
con la presenza di Mohamed Ba, protagonista del film



L'iniziativa fa parte del Progetto regionale  di Educazione alla pace 2014/2015 del Tavolo della pace di Piacenza :
 “ STRADE DI PACE, STRADE DI SOLIDARIETA' E LINGUAGGI UNIVERSALI” 
 
INGRESSO LIBERO
 
SIETE TUTTE E TUTTI INVITATE/I.
Il Tavolo della pace di Piacenza

martedì 10 marzo 2015

Piccole storie per restare umani...

Quattro chiacchere con il Tavolo della Pace su pregiudizio e discriminazione e tante sequenze video..
 MERCOLEDI' 11 MARZO alle ore 20,45 
 presso l'Auditorium del comune di Podenzano
 Via Montegrappa 100 
Durante la serata saranno proiettate sequenze da: UNA GIRAFFA SOTTO LA PIOGGIA di  Pascale Hecquet, Belgio, 2007,12.10', Animazione THE LUNCH DATE di Adam Davidson, USA, 1990, film breve. JOVID di Silvia Perra con Jovid Sultany, Apo Bakrak, Italia, 2012, 19', Doc.
CAPONERO, CAPOBIANCO  di Rossella Anitori e Antonio Laforgia, Italia, 2012, 6', Doc. ESSERE O NON ESSERE.... ITALIANI di Phaim Bhuiyan, Italia , 2013,5' . Doc. IN NOME DEL POPOLO ITALIANO di Gabriele Del Grande e  Stefano Liberti, Italia, 2012, 7', Doc.
L'iniziativa fa parte del Progetto regionale  di Educazione alla pace 2014/2015 del Tavolo della pace di Piacenza :
 “ STRADE DI PACE, STRADE DI SOLIDARIETA' E LINGUAGGI UNIVERSALI”
INGRESSO LIBERO
SIETE TUTTE E TUTTI INVITATE/I.
Il Tavolo della pace di Piacenza

martedì 3 marzo 2015


PIACENZA,
Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano,
Via S. Eufemia 15,
VENERDI' 6 MARZO alle ore 21
Sara' presente un regista del film

FIORENZUOLA D'ARDA,
Cinema CAPITOL,
L.go Gabrielli 8,
MARTEDI' 10 MARZO alle ore 21


Un film documentario ma anche un'azione politica, una storia reale ma anche fantastica. "Io sto con la sposa" è tutte queste cose insieme!

Siete tutte/tutti invitati! l'ingresso è gratuito! Diffondete l'invito ad amiche ed amici!

Il Tavolo della Pace di Piacenza

venerdì 13 febbraio 2015

Italia ripudia la guerra: non rendiamo più facile dichiararla

 

In Italia sarà più facile dichiarare lo stato di guerra con la riforma del Senato. 

L’allarme è stato lanciato dalla Rete Italiana per il Disarmo che evidenzia come la riforma istituzionale voluta dal governo Renzi, contenga anche la modifica dell’articolo 78 della Costituzione che recita: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.

La revisione dell’articolo 78 si rende necessaria per effetto della trasformazione dell’attuale Senato in Camera delle autonomie, un’assemblea non elettiva. Con tale modifica anche consiglieri regionali e sindaci avrebbero ottenuto  il potere di decidere dello stato di guerra del Paese e si è quindi deciso di escludere il Senato dalla deliberazione prevista dall’art. 78. Il risultato è che la decisione dello stato di guerra viene attribuita alla sola maggioranza semplice, ovvero quella che ha conferito la fiducia al governo.  Il rischio che ne deriva è quello che la dichiarazione dello “stato di guerra” sia affidata solo ai deputati e che, quindi, la decisione venga presa, di fatto, soltanto con i voti del partito di maggioranza alla Camera.
“E’ inaccettabile che una minoranza rispetto al Paese e all’elettorato prenda la decisione di far entrare l’Italia in guerra”, spiega il coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo, Francesco Vignarca che ricorda  come si tratta di “questioni fondatore della nostra Repubblica: chi ha scritto la nostra Costituzione sapeva bene cosa fosse la guerra e per questo il ripudio era netto. Chiediamo di poter riaprire una discussione politica e pubblica su questi argomenti a cominciare dall’articolo 78 e dall’articolo 11 della Costituzione dove chiaramente si dichiara che ‘l’Italia ripudia la guerra’”.
“Siamo stupiti che una modifica così rilevante venga attuata quasi recependo in automatico, con modalità da burocrate”, aggiunge Vignarca -. Vorremmo che su questo tipo di variazioni e su questo tema si aprisse una discussione più generale per capire cosa vuol dire ripudio della guerra e quali meccanismi mettere in pista. La soluzione immediata potrebbe essere alzare il quorum in modo che sia più qualificato, perché altrimenti il rischio è che ci vogliano meno voti per dichiarare lo stato di guerra che per eleggere il presidente della Repubblica”.                       

La Rete italiana per il disarmo, Rete della Pace e Sbilanciamoci rilanciano  un appello di diversi personaggi della cultura a sostegno di un emendamento sulla questione presentato da un largo numero di Deputati afferenti all’intergruppo dei “Parlamentari per la Pace”.
( Appello - http://www.disarmo.org/rete/a/41247.html )

 

lunedì 9 febbraio 2015

Ospitiamo giovani artisti dalla Transilvania-Romania

.La compagnia teatrale “Osono’”,  gruppo teatrale di professionisti provenienti da Sepsiszentgyorgy (Transilvania-Romania) è considerato il più innovativo laboratorio teatrale di giovani artisti contemporanei. Oltre a spettacoli teatrali, il gruppo promuove progetti educativi e sociali per aiutare giovani ed adulti nella ricerca del proprio ruolo nella società come persone responsabili.  Organizza spettacoli nelle più grandi città del mondo da Bangkok ad Amburgo ed è stato più volte ospitato a concorsi teatrali in Italia. Questi giovani artisti hanno ricevuto numerosi premi per la loro eccellente attività nella divulgazione della cultura. Lo spettacolo COME L’ACQUA RISPECCHIA IL VOLTO, collegando le esperienze degli attori con le storie di bambini solitari e abbandonati, di genitori incapaci, di giovani vulnerabili, offre la possibilità di creare un incontro con se stessi, con il pubblico e con Dio. Lo spettacolo è il prodotto di conversazioni e rilevamenti personali e rispecchia il tremito delle nostre anime. www.osono.ro

martedì 3 febbraio 2015

DIVERSITA': UN VIAGGIO TRA STEREOTIPI E PREGIUDIZI.

INVITO APERTO A CHIUNQUE SIA INTERESSATO ALLE TEMATICHE PROPOSTE:

"DIVERSITA': UN VIAGGIO TRA STEREOTIPI E PREGIUDIZI."


 

9-10 FEBBRAIO ORE 15-18 PRESSO LA SEDE DELL'ISTITUTO ROMAGNOSI DI PIACENZA.

PERCORSO FORMATIVO DINAMICO, NON FRONTALE E GRATUITO TENUTO DA MARINA LOVATO, formatrice di MLAL di Verona.

OBIETTIVO

Sperimentare insieme dinamiche e attività che possano essere poi riproposti da ognuno nel proprio contesto d'azione. Indicato per giovani che vogliano provare ad affrontare queste tematiche all'interno della propria scuola, gruppo scout, parrocchia o altri gruppi informali, Servizio civilisti, Educatori, Educatrici, Formatori, Insegnanti, Attivisti, Volontari...o Chiunque desideri anche solo approfondire l'argomento e avere la possibilità di un confronto.

STEREOTIPI E PREGUDIZI sono la cornice delle relazioni che quotidianamente costruiamo intorno a noi. I modelli culturali che ci guidano diventano dei codici di interpretazione che possono facilmente creare separazioni o incomprensioni. La DIVERSITA' è l'unica caratteristica che veramente abbiamo in comune tutti e tutte, è una delle più grandi ricchezze dell' Essere Umano. Oggi putroppo la lettura dei giornali, la visione dei programi televisivi o il navigare in internet ci obbligano a confrontarci inevitabilmente con termini quali razzismo, discriminazione, omofobia, conflitti sociali e culturali. Per questo vi invitiamo a partecipare a questo percorso che vuole essere un' opportunità per confrontarci, sperimentare e acquisire nuove competenze e strumenti per poter DIVENTARE "AGENTI DI SENSIBILIZZAZIONE" SUL TEMA DELLA DIVERSITA E EVENTUALMENTE ATTIVARE INIZIATIVE DI CITTADINANZA ATTIVA.
L'incontro fa parte della prima azione del progetto del TAVOLO DELLA PACE 2014-2015:
STRADE DI PACE, STRADE DI SOLIDARIETA' E LINGUAGGI UNIVERSALI: PERCORSI PER RENDERE VISIBILI MA ANCHE INDESIDERABILI XENOFOBIA, PREGIUDIZIO, DISCRIMINAZIONE E MILITARISMO DELLE MENTI E DEI TERRITORI.

giovedì 29 gennaio 2015

La straordinaria attualità di Gandhi.
Religione e laicità, contro il terrorismo e ogni guerra

Di Mao Valpiana*
 La marcia del sale
(...) E’ stato assassinato da un giornalista indù, alla testa di un complotto, che
non gli aveva perdonato la sua azione per la riconciliazione religiosa e la sua apertura ai musulmani.
Gandhi, che era di religione indù, fu considerato dai fondamentalisti di entrambe le parti come
un pericolo. Sono passati 67 anni, da quel 30 gennaio del 1948, e il fondamentalismo è ancora
un pesante ostacolo per i processi di pacifica convivenza; il terrorismo internazionale si maschera
dietro una religione per raggiungere l'obiettivo politico di destabilizzare e conquistare potere.
Dunque, non si può parlare di Gandhi senza riferirsi alla sua esperienza e alla sua definizione di
religione: “E’ l’elemento permanente della natura umana; non ritiene nessun sacrificio troppo
grave per trovare piene espressione e lascia l’anima totalmente inquieta fino a che non ha trovato
se stessa, conosciuto il suo Creatore e sperimentato la vera corrispondenza fra il creatore e se
stessa”. E poi prosegue: “Per me Dio è verità e amore; Dio è etica e morale; Dio è coraggio. Dio
è la fonte della luce e della vita e tuttavia è di sopra e di là di tutto questo. Dio è coscienza. E’
perfino l’ateismo dell’ateo. Trascende la parola e la ragione. E’ un Dio personale per coloro che
hanno bisogno della sua presenza personale. E’ incarnato per coloro che hanno bisogno del suo
contatto. E’ la più pura essenza. E’, semplicemente, per coloro che hanno fede. E’ tutte le cose per
tutti gli uomini. E’ in noi e tuttavia al di sopra e aldilà di noi...”.
Siamo in presenza di una religione aperta, libera, accogliente, amorevole, umana. La religione di
Gandhi coincide con la ricerca della Verità, perché Dio stesso è Verità, e la Verità è Dio. In questo
senso per Gandhi ogni problema che si pone, ogni questione che si deve affrontare, politica, sociale, economica, etica, collettiva o personale, è una sfida religiosa: “per me ciascuna attività, anche la più modesta, è guidata da quella che io considero la mia religione... la mia attività politica, come tutte le altre mie attività, procede dalla religione... perciò anche nella politica dobbiamo stabilire il regno dei cieli”. Tuttavia in Gandhi c’è posto anche per una piena laicità.
Credo ciecamente nella mia religione. Voglio morire per essa. Ma è una mia faccenda personale.
Lo Stato non c’entra. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi del benessere temporale, dell’igiene, delle
comunicazioni, delle relazioni con l’estero, della circolazione monetaria e così via, ma non della
vostra o mia religione. Questa è affare personale di ciascuno”. (...)

 La novità emersa con Gandhi consiste nell’aver saputo trasformare le nonviolenza da fatto personale a fatto collettivo, da scelta di coscienza a strumento politico: con Gandhi la nonviolenza non è più solo un mezzo per salvarsi l’anima, ma diventa un modo per salvare la società. La nonviolenza è sempre esistita, presente in tutte le culture e in tutte le religioni, in oriente e in occidente, nei sacri testi della Bibbia e del Corano, della Bhagavad Gita e del Buddhismo. Ma è con Gandhi che la nonviolenza diventa un’arma di straordinaria potenza per liberare le masse oppresse. Il Mahatma ci ha fatto scoprire che la nonviolenza è insieme un fine ed un mezzo, che per abbracciare e farsi abbracciare dal satyagraha ci vuole fede, pazienza, sacrificio, dedizione, addestramento: “Il satyagrahi si allena giorno per giorno, in ogni istante della propria vita, per diventare capace di soffrire con gioia e apprendere la difficile arte del dono della vita.
 Egli agisce senza recriminazioni, con distacco, senza aspettarsi il risultato immediato delle proprie azioni e senza rivendicarne il merito. Non si stupisce della violenza che puo' essergli inflitta, non agisce con rabbia e utilizza ogni occasione che gli si presenta per trasformare il male con il bene.”
Gandhi è stato un grande innovatore, è stato l’uomo che ha riscattato il ventesimo secolo che
altrimenti sarebbe stato consegnato alla storia come un secolo buio, per gli orrori delle guerre
mondiali e per l’olocausto nei campi di sterminio. Gandhi è la preziosa eredità per il nuovo secolo.
La lezione di Gandhi ha suscitato molti proselitismi, in ogni parte del mondo. Dagli Stati Uniti di
Martin Luther King, al Sudafrica di Mandela, dalla Birmania di Aung San Suu Kyi, al Tibet del
Dalai Lama, ed in Italia con Maria Montessori, Aldo Capitini, Danilo Dolci; in America Latina e in
Europa, ovunque vi sono gruppi o popoli che lottano per i loro diritti ispirandosi alla forza attiva del
satyagraha.
Oggi non si può parlare di pacifismo senza fare i conti con la nonviolenza gandhiana.
La mobilitazione contro la guerra e il terrorismo (la guerra è terrorismo su vasta scala, e il terrorismo
è una guerra contro la società) è coerente e vincente solo se fatta con i mezzi della nonviolenza.
“La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”. Gandhi condanna il ricorso alla violenza,
senza appello, e ci indica anche il metodo giusto alternativo: “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono
mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”. Dunque la nonviolenza di Gandhi è soprattutto
prassi, azione, sperimentazione. Tutta la sua vita è spesa in questa ricerca, tanto da intitolare la sua
autobiografia “Storia dei miei esperimenti con la verità”.
Il mondo è solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialità della nonviolenza, la sola via che può
salvare l’umanità.
* presidente del Movimento Nonviolento
30 gennaio 2015-ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GANDHI

venerdì 16 gennaio 2015


Il papà di Handala
Il 22 luglio 1987, su un marciapiede di Londra veniva colpito Naji al-Ali, disegnatore e vignettista palestinese. Papà premuroso di Handala, bimbo palestinese simbolo delle sue strisce di cui nessuno ha mai visto il volto perché è sempre stato disegnato di spalle. Un bambino che rappresentava la resistenza palestinese e un intero popolo, un bimbo che si sarebbe girato per mostrare il suo volto solo una volta tornato a casa sua, solo una volta tornato libero, in terra di Palestina.
Il papà di Handala, colui che muoveva quella matita così fastidiosa, era un uomo straordinario: a 10 anni era stato un Handala anche lui, esule, cacciato dalla sua terra e abitante di arrangiate tende nel campo di Chatila in Libano.
Naji al-Ali con la sua matita, ogni giorno, anche dal più lontano esilio londinese, colpiva il nemico israeliano occupante con strisce sottili e pungenti, laceranti e dolci, era un combattente instancabile, finchè Israele non decise di andarlo a cercare.
A tutt'oggi i colpevoli non sono stati arrestati. 
Violentemente privato del diritto di un’altra vignetta, di un altro disegno o di un altro attacco al potere, Naji al Ali non è stato mai dimenticato. La sua vita e i suoi disegni sono stati anche resi immortali dal film "Un artista con una visione".
See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/charlie-hebdo-satira-censure-omicidio-violenza-vignettisi-medioriente-uccisi-ali-farzat-naji-al-ali-f0ea004b-aa25-4bfd-bc30-6de91b76bf36.html#sthash.gnhD7m7H.dpuf


sabato 10 gennaio 2015

Dopo i fatti tragici e criminosi di Parigi..................
continuiamo il nostro lavoro nella nonviolenza attiva,creativa,intelligente e tenace che ci allena all'amore incondizionato per costruire un'economia di giustizia in un mondo senza frontiere con ancora più salda determinazione e passione perchè è l'unica strada che ha una testa e un cuore



“Come è difficile, in momenti così drammatici, tenere una penna ben salda nella mano. Decidere di non lasciarla per impugnare altri strumenti, che darebbero una sicurezza più grande nell’immediato, ma ingannevole nel tempo della Storia. Ancor più difficile è usarla, quella penna, per scrivere senza tremare che la risposta alla violenza è, gandhianamente, nella nonviolenza (ahiṃsā) e nella forza della verità (satyāgraha). Ma è proprio quando gli strilli della vendetta e gli sfollagente della ragion di Stato si levano verso il cielo, come accecante fumo nero, che la stretta delle nostre dita si deve fare più decisa e il nostro sguardo più limpido. Non sarà con le bombe e i loro eufemistici “danni collaterali”, non sarà con la chiusura di spinate frontiere e il tentativo di impedire quella inarrestabile onda che è l’incontro di culture, non sarà con il perseverare e l’acuire una tortura istituzionalizzata, fisica e psichica, che tuttora rende gli Stati cosiddetti democratici, correi di violenza. Soltanto una ricerca spasmodica, instancabile della piena realizzazione di uno stato di diritto, dentro e fuori i nostri confini, soprattutto mentali, potrà condurre gli esseri umani a ritrovare la sanità, la vitalità, la nonviolenza che sono il patrimonio genetico della nostra nascita. Difficile pensare e scrivere questa verità; ancor più difficile, forse, realizzarla”.
Così, in una nota di Paolo Izzo riportata su Libertà dell 11 Gennaio 2015