giovedì 31 luglio 2014

Massacro silente. La voce delle armi e il silenzio del diritto.

Il comunicato di otto organizzazioni italiane impegnate in Palestina:
Quanti bambini, donne e anziani devono ancora morire per poter usare la parola MASSACRO?
Per quanto ancora i nostri governi continueranno ad usare definizioni fredde come “uso sproporzionato della forza”,“diritto di difesa”, “vittime collaterali”, “scudi umani” perché non riescono a condannare uno Stato che occupa rinchiude e uccide un intero popolo? Fino a quando i nostri governi, paladini a parole dei diritti umani, continueranno a difendere uno Stato che bombarda bambini mentre giocano a calcio su una spiaggia, che colpisce scuole, ospedali e ambulanze o che rade al suolo interi quartieri? 

A Shajaiyyeh è stata una strage e così dovrà passare alla storia.
Oltre 90 i corpi senza vita già ritrovati dopo i bombardamenti della notte del 19 luglio, chissà quanti “riposano” ancora sotto le macerie delle proprie case. A tanti sono tornate in mente le immagini crude e dilanianti di Sabra e Chatila. 32 anni dopo la storia si ripete. Il carnefice è sempre lo stesso come anche le vittime. Oggi come allora sono uomini donne bambini che non hanno lasciato la propria casa, non per eroismo, ma perché non hanno alcun posto dove fuggire e perché quella casa è tutto ciò che hanno. Altri invece sono scappati. Orde di persone hanno deciso di mettersi in cammino, molti sventolando bandiere bianche, verso una meta non ben definita. Orde di persone che a piedi, con pochi  beni, raggiungono le scuole dell’UNRWA, la casa di un parente, sperando che questo possa salvare le loro vite. Quando più di 200 mila persone sono costrette a lasciare le proprie case e i propri quartieri senza avere un posto dove andare e senza potersi mettere in salvo; quando gli ospedali sono al collasso e il personale medico è considerato un target, siamo di fronte ad un chiaro CRIMINE DI GUERRA. La rabbia delle persone rivolta contro giornalisti e operatori umanitari, all’indomani del massacro di Shajaiyyeh, in

lunedì 14 luglio 2014

Paura e Odio

In questo momento di tremenda sofferenza e paura, insistiamo sul fatto che tutti i palestinesi e gli israeliani meritano la sicurezza, giustizia e uguaglianza, e piangiamo tutti i morti.
Ogni morte è un'agonia per quelli che hanno perso una persona cara, ma non si può negare che questa violenza è caduta prevalentemente ai palestinesi. Questa violenza ha una causa principale:  
l'occupazione illegale della Palestina da parte di Israele.

  • La negazione dei diritti umani dei palestinesi deve finire.
  • Gli insediamenti illegali deve finire
  • I bombardamenti di civili devono finire
  • L'uccisioni di ragazzi deve finire
  • Valorizzare la vita degli ebrei a scapito di altri, deve finire. 
In Palestina occupata, l'uccisione e la mutilazione dei giovani sono diventate parte della vita quotidiana, tanto che molti al di fuori della Palestina sono diventati immuni alla notizia che l'esercito israeliano ha ucciso un altro ragazzo disarmato. Ma dopo la sparizione di tre giovani israeliani l'attenzione si è concentrata sulla Palestina e la risposta israeliana al presunto rapimento.
Il governo israeliano ha fatto tutto quanto in loro potere per aumentare la tensione su entrambi i lati. L'operazione, che secondo il governo era una ricerca per i ragazzi, assomigliava alle punizione inflitte alle popolazioni sotto occupazione durante la seconda guerra mondiale con rastrellamenti di massa, violenza gratuita e distruzione di proprietà. Certamente non e' stata un'operazione di polizia per trovare i ragazzi spariti.
Ora si scopre che il governo israeliano aveva già prove solide fin dall'inizio che i

giovedì 10 luglio 2014

ESIGETE !


ESIGETE !
un disarmo nucleare totale
di Hessel-Jacquard

Perché questo libro di piccolo taglio e senza tante pagine è importante. Per tanti motivi, prima politici nel senso più alto del termine. La parola "nucleare" non è molto "apprezzata" nei vari Stati e nelle loro popolazioni : evoca paure, diffidenze, fa sentire una qualche incapacità a risolvere il problema e i governi non fanno nulla per rendere evidente la problematicità della situazione. Non c'è stato un governante, fino ad oggi che, con autentico spirito di servizio, abbia detto ai suoi cittadini, che con la guerra atomica non c'è
salvezza per nessuno, se permane un certo atteggiamento storico di continuità con il passato e si facessero le guerre tra Stati come fino a 70 anni fa.
Fare una guerra atomica tra 2 o 3 Stati o più Stati vorrebbe dire coinvolgere comunque il resto del mondo
in questa guerra, con maggiore o minore intensità, con danni che si ripercuoterebbero nel tempo e potrebbero, persino, essere irreparabili.
Questo libro prova a fornire il "peso" della situazione nucleare sotto la patina di un comportamento statuale in linea con i secoli precedenti e non attualizzati al momento storico di oggi.
Noi cittadini del mondo, con abitudini, culture diverse, in questi tempi abbiamo
accumulato un potenziale distruttivo pari a circa 600.000 bombe di Hiroshima. Il conto risulta da un calcolo globale presumibile, in base a certe informazioni, di circa 20.000 ordigni nucleari, posseduti da pochi Paesi, la cui potenza mediaè di circa 30 volte quella di Hiroshima.
Il "peso" è troppo, perché in qualche momento non possa contare nel modo peggiore per tutti. E per tutti intendo proprio tutti, militari, civili, lobbisti di armi, credenti di tutte le religioni e relativi talebani, non credenti, donne, uomini e, stavolta, perfino chi scrive.
Il libro poi contiene delle parti interessanti perché fa la storia delle posizioni